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Gabriele Farinon, fotografo

 

intervistatori:  la prima domanda è sempre quella sui tempi della passione per la fotocamera

Farinon: nato nel 1946 ho fatto, sia pure controvoglia, studi tecnici all’Itisvem, che mi hanno permesso di campare decentemente finora e spero ancora per un po’ …successivamente ho lavorato per 37 anni nell’industria tessile, esperienza recentemente e finalmente sublimata in un’attività più consona al mio modo di intendere il vivere civile … fin dai tempi scolastici ho avuto il costante impulso a leggere, a sentire musica, a guardare i quadri e i film .. sono state letture disordinate che  non hanno creato una vera cultura ma a lungo andare credo mi abbiano arricchito notevolmente … la macchina fotografica l’ho trovata in casa .. papà Sandro possedeva una Agfa Isolette III, 6x6 a soffietto con cui aveva immortalato le sembianze del pargolo che ora sta scrivendo .. a quel tempo ero interessato di più alla musica … il primo stipendio servì ad acquistare una chitarra e bazzicai un certo Circolo del Jazz poco tempo dopo defunto … come per mio padre, la fotocamera serviva solo per le foto ricordo, la gita, le vacanze, l’escursione  … gli interessi che adesso mi prendono di più sono maturati molto tardi .. l’avvicinarsi alla montagna in modo meno cialtronesco nacque solo nel 1981 col corso di alpinismo del CAI … l’anno prima, durante un’escursione sul Cornetto, fui incuriosito da una strana macchina fotografica di una compagna di gita, una reflex … mi sembrò foriera di nuove possibilità fotografiche e così comprai la mia prima fotocamera evoluta, una Pentax MX … fotoscavazzando di qua e di là mi rendevo conto più o meno consapevolmente che mancava qualcosa e allora nel 1984 mi iscrissi alla Fotoricerca  … mi resi subito conto che quel sistema di mostrare le proprie foto agli altri, criticarle, parlarne in un certo modo era la via giusta per migliorarsi … io allora, come adesso, fotografavo la nostra natura, boschi, piante, monti, malghe, fiori dell’alta Valle dell’Agno ma, come l’arte moderna ha ormai chiarito, l’importante non è tanto “cosa” si dice o fotografa, bensì “come” si dice o si fotografa.

interv:  .. fosti quindi conquistato allora dal primato del “come”?

Farinon: conquistato del tutto no …sull’argomento ho ancora qualche riserva .. sono tuttora convinto che non è vero che un soggetto vale l’altro, un buon soggetto dà sempre delle possibilità in più… avevo non da molto tempo cominciato a fare diapositive che furono bene accettate .. tecnicamente avevano un buon livello .. poi una sera alcuni soci anziani - anche se più giovani di me - si misero a trafficare con sviluppi, fissaggi, ingranditori e fu la scoperta del bianco  e nero … avendo già la Isolette mi attrezzai la camera oscura completa in proprio e cominciai a stampare… in  seguito la vecchia Isolette fu lasciata incustodita per una mezz’ora e per dispetto si volatilizzò … allora acquistai la Yashica Mat 124 biottica, con cui ho fatto quasi tutta la mia produzione in bianco e nero ..

interv:  come sei nel lavoro di creazione e come organizzi le presentazioni delle tue opere?

Farinon: nell’organizzare e presentare la mia produzione non ho mai puntato sulla singola immagine bensì sulle relazioni e sensazioni che possono legare più immagini, simili ma diverse fra loro .. pertanto ho portato avanti due modi di fotografare .. con il bianco e nero gruppi di stampe su un unico tema come una malga diroccata, alberi dalle forme interessanti, particolari di cortecce riprese da vicino mentre le diapositive le organizzavo in proiezioni dedicate alla dissolvenza incrociata, accompagnate da un commento musicale, sincronizzato con le immagini, anche qui su temi specifici, l’acqua, il gelo, il ghiaccio, un ambiente particolare, le malghe, il luna-park, la galaverna, ecc. .. quando entrai in Fotoricerca era presidente Raffaela Bergamin, la quale dal punto di vista organizzativo faceva praticamente tutto e questo era molto comodo per tutti noi finché nell’87, forse proprio per superlavoro, la Raffaela lasciò e fu eletto un nuovo consiglio di cui facevo parte che si spartì le varie incombenze che permettono al gruppo di vivere  … una delle incombenze che mi toccò fu quella di scrivere l’articolo da pubblicare ogni mese su Filo Diretto, il periodico aziendale della Manifattura Marzotto - ditta che è, da sempre, il nostro sponsor - su cui era disponibile ampio spazio per tutte le sezioni del Dam che volessero approfittarne e Fotoricerca aveva un suo spazio fisso in cui si presentava la foto del mese con un commento appropriato oltre a notizie varie sulla vita della sezione … da allora e fino a quando il periodico fu in vita l’articolo di Fotoricerca l’ho scritto sempre io …prelevavo tra le fotografie che i vari soci presentavano in sede quella che mi sembrava più valida intrigante e valida per un discorsino sulla fotografia e dintorni e ci scrivevo sopra … Filo Diretto, bisogna dirlo, fu per diversi anni una pubblicazione più che interessante per la cultura civile di Valdagno, pur con le sue limitazioni, grazie anche a collaborazioni di buon livello … di questo va reso merito ad Angelo Bauce, che l’ha redatto per tantissimi anni  … fu proprio in ragione di quella incombenza che vennero buoni tutti i libri letti    scoprii con piacere che riuscivo a scrivere decentemente  … confesso che il mio sogno sarebbe quello di scrivere di fotografia come Ando Gilardi ma credo che resterà un sogno … per inciso va detto che tutti questi articoli sono presenti nel CD allegato alla presentazione della mostra del cinquantenario … da allora ho sempre fatto parte del consiglio e credo di essere diventato uno fra i soci più attivi nel sostenere il gruppo

interv: usi sempre e solo la fotocamera e lo sviluppo tradizionali o anche modi più aggiornati?

Farinon: negli ultimi anni ho cominciato ad usare le nuove tecnologie digitali, caricando la fotografia su PC, elaborandola con il programma di fotoritocco e stampandola con stampante a getto d’inchiostro … mi sono convinto che il mezzo digitale apre moltissime interessanti possibilità espressive favorendo e facilitando ogni possibile manipolazione dell’immagine .. va detto che in effetti il mezzo informatico è abbastanza ostico e che per arrivare a risultati tecnicamente buoni non è semplice ma sono convinto che sia una strada vincente … attualmente, proprio grazie a queste nuove possibilità, sono interessato al rapporto fra realtà oggettiva e realtà fotografata, alle possibili falsificazioni delle stesse, ad un uso selettivo e ragionato del colore presente-assente e  all’imponderabile opinabile sensibile ed invisibile.

interv:  che idea ti sei fatta della prima fase del Circolo Fotografico e poi di Fotoricerca?

Farinon: nel corso di questi anni di frequentazione del nostro gruppo ho sentito spesso parlare del periodo dei primi anni ’70, di Fotoricerca come di un evento che per noi fotodilettanti degli anni ’80 è assurto a status di mito … ho ricavato l’impressione che il punto fondamentale della questione sia stato principalmente aver messo in relazione l’atto fotografico con il dibattito culturale di alto livello specialmente per quanto riguarda l’arte contemporanea … ma non solo .. l’ambizione mia sarebbe che Fotoricerca ritornasse a situazioni analoghe, possibilmente in modo autonomo, ma vedo come ciò sia estremamente difficile, non solo per ragioni oggettive, ma soprattutto per i limiti di impegno intellettuale perché pensare è sempre un lavoro faticoso tanto più oggi che l’industria culturale attraverso i media ci dice continuamente: non pensare! (pensiamo noi per te)  .. ma io, per quel che posso, cerco ancora di pensare con la mia testolina …

interv:  ok .. ineccepibile condizione dello spirito … e allora fuori quale è la tua fotografia più bella!

Farinon: quella che farò domani.