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Sergio Zen, pittore

 

intervistatori: cosa fu per lei l’esperienza con i fotoamatori di Fotoricerca?

Zen:  mi sono avvicinato al Circolo Fotografico del Dam nei primi anni ‘70 per merito di Elio Rossato … mi incontravo spesso con lui a parlare, il più delle volte, di un argomento che mi interessava anche per i miei lavori di pittore informale ….  discorrevamo sul futuro della fotografia

interv: fu il periodo di transizione quando il Circolo Fotografico cambiò nome, e non solo nome, e divenne Fotoricerca? 

Zen. sì … i cambiamenti maturarono anche in seguito alle considerazioni che emergevano all’interno del gruppo nel corso di discussioni parecchio animate tra i fotografi e il critico d'arte Salvatore Fazia, Domenico Franceschi, la professoressa Gabriella Pozza e me … ricordo che erano serate con noi e il loro gruppo riuniti attorno alle foto in esame che si appendevano ad un filo che attraversava la sala … serate nella sede di Lungo Agno Manzoni ma anche .. e furono le più memorabili … alla trattoria alla Tomba … e li a discutere … a dirci che al fotografo non doveva bastare di fare con un clic una bella immagine del mondo esterno ma doveva anche cercare di puntare l'obiettivo prima di tutto verso se stesso per dare il segnale di un proprio intimo racconto e dargli una continuità e una credibilità in fase critica  … rovesciare i processi creativi ovvii … ricordo che una di quelle sere presi una foto e la rovesciai .. volevo dimostrare quanto strana e più ricca di stimoli può diventare d’improvviso un'immagine … proprio quella sua incognita svelata ti faceva pensare  … questo non significava negare importanza al sistema di valori consolidati ma arricchire la nostra opera con una nuova coscienza dell’atto calandolo nella concretezza dell'operazione compiuta … creare .. fotografare significa realizzare un'idea essendo consapevoli delle ragioni che sono alla base del proprio lavoro, figurativo o astratto che sia …

interv: .. lei fu dunque uno di quelli che affettuosamente venivano chiamati i maestri

Zen. beh sì anche se il mio rapporto con il gruppo era saltuario … spesso era solo in occasione delle mostre che vedevo i loro lavori  .. molti a poco a poco avevano raggiunto una propria personalità con i propri valori espressivi … e non fu cosa da poco in quegli anni .. anche se fu fugace nel tempo ...

interv: … un’occasione mancata?

Zen. sicuramente … una sì la ricordo bene … in occasione di una mia mostra personale a Milano nel 1972 io e Nico Franceschi ci recammo a parlare di questo gruppo di Fotoricerca con Joe Colombo direttore della Galleria Fotografica Prisma di Milano … una delle rare strutture dedicate anche alla fotografia moderna … mostrammo alcune stampe dei nostri fotografi ed esse furono accolte con molto entusiasmo dal gallerista tanto che ci lanciò l’idea di una mostra collettiva dei nostri artisti .. poi per motivi che non ho mai capito il gruppo dopo pochi mesi decise di recuperare le fotografie e annullare il progetto … a quei tempi a Milano l’esposizione avrebbe certo fatto molto scalpore se non epoca … ma andò così ....

interv: … e in seguito venne il lento declino? 

Zen: . … all'inizio degli anni ’80 la situazione era che qualcuno continuò in sordina saltuariamente o addirittura smise di fare fotografie mentre pochi continuarono .. fra questi Elio Rossato che fu un vero artista nel significato più completo del termine … credo che per molti si era perso il senso che fonda e dà valore all'atto di fotografare … la fotografia, ripeto, mette a fuoco l'altro e l'altrove che sono dentro di noi … l'artista deve adorare in primo luogo l'opera e il pensiero che contiene, che le è di base e il linguaggio che la veste … il libro della vita artistica va vissuto con coraggio in opposizione alla miseria dei tempi … è il solo modo di essere "vivi" oggi … è tutta una questione di dialogo personale tra sé e con gli altri … senza non succede nulla ...

interv: ed Elio Rossato?

Zen: .. ho un bellissimo ricordo del compianto amico Elio che tanto ha dato a questo gruppo di Fotoricerca .. una sera mi ha invitato in sede ad assistere alla stampa di una sua opera tratta da sue riprese di neve estiva sfatta in un vajo di Campogrosso… dopo aver con estrema meticolosità pulito dalla polvere tutta la camera oscura in ogni suo angolino, in pieno silenzio egli cominciò … prese il negativo e lo introdusse nell'ingranditore .. trafficò per il tempo di posa e poi prese un foglio 50x60 … io ero affascinato dalle sue mani … esse si muovevano nel silenzio più assoluto rotto soltanto dal battito delle ore del vicino campanile … la luce cadente sulla bacinella a volte veniva interrotta da sapienti passaggi delle sue mani per creare morbidezza all’immagine … con un gesto veloce e sicuro in fine spostò il foglio in un’altra bacinella e il foglio cominciò a prendere vita … apparvero delle ombre, dei segni su una grande luce … le sue mani incominciavano molto lentamente ad accarezzare il foglio e i grigi crescevano e i neri prendevano consistenza … i gesti si facevano sempre più veloci … sembrava che sotto le sue mani la neve si stesse sciogliendo … continuò molto lentamente per poco ad accarezzarlo con il palmo delle mani  e spostò ancora il foglio su un'altra bacinella e fu lì che vidi l’immagine con nitidi segni neri attorniati da grigi stupendi … era riuscito a fare della neve un proprio linguaggio, una propria scrittura … il campanile battè a lungo … quella sera ho assistito a come si può fotografare il pensiero.