Non occorre
pronunciare molte parole per presentare questa iniziativa artistica e culturale
organizzata per ricordare e illustrare la storia sia di un primo gruppo di
fotografi locali (tra cui il
maggiore fu il compianto Elio Rossato) che,
ad un certo momento, si diedero alla ricerca dei significati che stanno al di là
di quanto ci appare sia del gruppo successivo che ha raccolto la stessa sfida.
Non occorrono molte parole perché l’essenziale
personale di quegli eventi lo si ritrova tutto nelle interviste dei vari
protagonisti vecchi e nuovi pubblicate nel CD di presentazione e nel fascicolo
allegato.
Quale
compartecipante alla svolta del 1971 io non posso essere un testimone imparziale
ma mi arrischio a giudicare quella esperienza di gruppo una delle più complesse
della storia locale e le opere realizzate prodotti spesso ricchi di una matura
ed alta raffinatezza formale non facilmente reperibile dalle nostre parti né
per la verità mediamente neanche altrove. Ecco tutto. Adesso guardate le
immagini. Solo dopo si potranno intessere commenti e dialoghi.
Ma una ultima considerazione reputo necessario farla. Come ho detto nella
mia intervista, al di là degli aspetti artistici di tutta la faccenda, mi piace
soffermarmi su un aspetto particolare di quel primo gruppo … cioè su quale fu
la sua essenza profonda … su quale fu la sua anima come diceva Elio Rossato
… eccola: liquidata quasi del tutto la convinzione che l’oggetto da
ritrarre fosse l’elemento fondamentale per le loro produzioni
fotografiche, essi si trovarono in uno stato di assoluta libertà
creativa e potevano prendere innumerevoli strade e dedicarsi a varie forme di
immagini anche trascurando ogni preoccupazione riguardo a buon gusto, coerenza,
etica eccetera .. potevano ma non lo fecero … la loro liberazione dalla
schiavitù dell’oggetto veristico prese la strada delle forme di una casta
eleganza improntata a rigori classicistici che si negò agli estremismi visivi
… quindi niente perversioni, terrorismi, vezzi snobistici, indulgenze
all’orrido o al macabro, a necrofilismi e così via .. tendenze che, anche se
in modo meno pressante che nei tempi successivi, aleggiavano già nelle
atmosfere dell’arte di quei periodi … insomma alcuni per rispetto del nostro
Dio, altri per rispetto della Dea Ragione, altri per rispetto del prossimo che
doveva essere semmai aiutato a prendere coscienza dei vari modi per vedere e
rappresentare la realtà, si astennero tutti dagli effettacci facili se non
turpi … sì … noi eravamo
allora tutti in fondo dei bravi ragazzi … il che forse non è la cosa meno
importante in tutta questa storia …
Domenico Franceschi