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PRESENTAZIONE DI PIERANGELO SLAVIERO

"Pararìa bon...”

 

   "Pararìa bòn che te scrivessi do righe come presidente...". Questa frase apparentemente innocua nasconde in realtà, secondo me, molti risvolti che mi hanno fatto pensare.

Anzitutto mi ha fatto riflettere un primo significato che ho dato a questa espressione.

Il "parer bòn" non si può tradurre letteralmente in "sembreresti buono, a posto", non certamente nel senso e nell'importanza che oggigiorno si da all'apparire, di gran lunga più importante dell'essere. Se uno ha le capacità di fare una cosa, è bene che la faccia, non per farsi bello ma per un dovere morale, etico dell'atto in sé. "Te pararìsi bòn andare a saludare to nona ogni tanto" è un consiglio, un condizionale che per me significa: lo sai che è moralmente giusto fare questa cosa, è un invito ma neanche tanto a farla, se però decidi di andare avanti sappi che tu come persona ne avrai merito e quindi ai tuoi stessi occhi, anzitutto, saprai di aver fatto la cosa giusta. E' molto di più di "devi fare questo", qui siamo davanti a un qualcosa di già scritto che se non viene affrontato ti farà stare male, almeno se uno ha una coscienza.

   Un altro significato che trovo in questa frase è "estetico". Una cosa se è fatta bene "pare bòna", ma non perché sembra buona o bella, ma perché lo è. Il nostro dialetto in questo caso sembra un po' titubante, pauroso di affermare che un lavoro è fatto bene. Forse dipende dal fatto che i veneti di solito non si vantano di quello che realizzano, vanno avanti per la loro strada e al massimo osano ipotizzare che qualcosa di positivo ci sia.

   Cosa c'entra questo con la mostra del cinquantesimo anniversario? Per prima cosa il fatto stesso di aver deciso di celebrare in modo concreto la ricorrenza è di per sé una applicazione del "parer bòn" In effetti non era  obbligatorio farlo, chi sarebbe venuto a bussare per chiedere come mai la Fotoricerca non festeggia i 50 anni? Però non fare niente era davvero inconcepibile, al punto di "parere strànio"!

Da quello che ho visto in questi mesi direi che tutta la preparazione è stata fatta all'insegna del "parer bòn". Le decisioni piccole e grandi sono state prese sempre con l'idea di cercare di realizzare qualcosa di buono, di soddisfacente, gratificante per noi stessi e, ovviamente, anche per gli altri.

La ricerca che accompagna il nome del nostro circolo in questo caso non è stata applicata agli scatti o alle stampe delle foto, ma a tutto il contorno di oggetti, strutture, contatti, dettagli che fanno sì che la mostra nel suo complesso diventi un evento all’altezza delle nostre non modeste ambizioni.

   II fatto che una delle prime decisioni prese sia stata di chiedere l'autorizzazione all'utilizzo della Galleria Civica perché quello era il posto giusto per la mostra è significativo delle aspettative che il circolo aveva a riguardo. La cura nella selezione delle foto, l'impegno a realizzare espositori decorosi, il grandissimo lavoro svolto nel riallacciare i contatti in modo personale con i vecchi soci, la volontà di redigere il profilo fotografico di ogni persona che espone i suoi lavori, la realizzazione di un supporto elettronico che testimoni quanto fatto e rimanga come segno tangibile, la ricerca delle migliori soluzioni per tutti i dettagli che fanno da contorno: tutto questo non può essere che il frutto della consapevolezza che abbiamo il dovere morale di fare le cose bene. Se poi piacciono anche agli altri tanto meglio, ma anzitutto è fondamentale che, ai nostri occhi fisici e dell'anima, tutto "para bòn". Ogni socio si è sentito coinvolto in qualche aspetto del progetto, se non altro perché "pararìa bòn che tuti fasesse qualcosa". Anche chi era restìo a portare un contributo fotografico alla mostra si è reso conto che sarebbe "parso strànio" se fosse mancato.

   Confido che tutto questo abbia portato a realizzare un buon lavoro,, eseguito con impegno da amatori ed appassionati di fotografia che rimangono in ogni caso dilettanti, ma armati di buona volontà.

 

                                              Pierangelo Slaviero, presidente della Fotoricerca Marzotto