Monti e Ghiaccio
Ma
sarà vero?
Camillo, un cultore dell'assurdo mi disse un giorno che la
realtà non esiste e che lui ne ha la prova...: Che in
realtà c'era solo lui!
Lui, che stava sognando l'universo intero. E qualunque cosa accadesse,
questa faceva parte del suo sogno. E pertanto non sarebbe mai stato
possibile dimostrargli che non era vero. Nemmeno la sua scomparsa e il
permanere dell'universo sarebbe servito allo scopo. Perché a
quel punto, ammettendo che potesse aver torto, non ci sarebbe
più stato lui per constatare se si sbagliava.
Oramai raggiunta l'età in cui può far quel che
vuole, Gabriele Farinon coltiva la passione per la finta
realtà.
Se osserviamo le sue foto, ci sembra di vedere dei "paesaggi", e
restiamo perplessi dai particolari, dai colori, dagli
sfondi...strani... che sono "quasi giusti", quasi naturali...
Dietro al monte in primo piano c'è un altro monte... ma non
è come dovrebbe essere, è come se fosse un monte
di un altro posto, in un'altra realtà, che fa diventare
finta questa. Ma non è finta, perché vedo che le
ombre sono giuste, non è un montaggio, è fatto
troppo bene.
Si vede che è vero ma nello stesso tempo non lo
è.
E' la finta realtà... quella che esce dai suoi lavori...
è la realtà finta.
Siamo sul crinale, Gabriele ci mostra come la realtà sia
tale solo per colui che la osserva, e se la confrontiamo con quella
degli altri ci accorgiamo che la nostra, sulla quale siamo pronti a
giurare come universale, è diversa da quella degli altri.
Gabriele Farinon oltre a queste ha fatto anche delle opere fatte sul
ghiaccio.
Sono eleganti, raffinate, leggere. Lui, appassionato di montagna,
aspetta il freddo, il ghiaccio, quando altri dicono, "Oggi no! Fa
troppo freddo per far foto!" per cercare nel ghiaccio le
forme che la natura, nel suo casuale lavoro, genera, la sua fatica
è scegliere, in mezzo a tante forme quelle che rispondono
alla sua concezione di estetica, le seleziona pazientemente, poi le
porta a casa, le studia, le elabora, toglie e aggiunge, non si limita a
riprodurre la realtà... la aiuta, fa arrivare a nero
ciò che era grigio, e bianco ciò era meno grigio.
La sua poetica è diversa dal reporter, le sue non sono
documentazioni di ciò che c'è, ma creazioni di
cose che non ci sono mai state. Prende a prestito cose che
trova e, a volte in modo stravolgente, le usa per farle diventare come
vorrebbe che fossero.
Anche qui la realtà non c'è...
Cosa pensereste se vi dicessero che ci sono due persone che litigano
perché entrambi sostengono che il bianco è
più chiaro del nero... che sono entrambi pazzi! Eppure
nessuno si meraviglia se alcune religioni sostengono che c'è
una sola realtà e litigano perché l'unica
è la loro.
Le ho osservate a lungo... poi ci si accorge che le sue elaborazioni
sono sottili e spiazzano l'osservatore facendogli "sospettare" che ci
sia qualcosa di indefinibile e strano ma senza dargliene la
tranquillizzante certezza.
E' ovvio allora chiedersi: "Ma gli oggetti che ha fotografato...
esistono o sono anch'essi frutto della sua opera?"
La sua realtà esiste o è solo. ....
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